Piano Nazionale Transizione 4.0 biennio 2021 – 2022
Il Piano Nazionale Transizione 4.0 è il nuovo piano di politica industriale italiana finanziato dalla Legge di Bilancio 2021 (L. 178/2020) con circa 24 miliardi di euro. Il Piano Transizione 4.0 è biennale, con la decorrenza delle misure anticipata al 16 novembre 2020 e con possibilità di consegna dei beni fino a giugno 2023 in caso di avvenuto versamento, entro il 2022, di almeno il 20% dell’importo. Il piano prevede il credito di imposta (tax credit con aliquote che variano a seconda della categoria dei beni e dell’importo della spesa da compensare.
A chi sono destinati i fondi
Il Piano Transizione 4.0 si rivolge “a tutte le imprese residenti nel territorio dello Stato, comprese le stabili organizzazioni di soggetti non residenti, indipendentemente dalla forma giuridica, dal settore economico di appartenenza, dalla dimensione e dal regime fiscale di determinazione del reddito dell’impresa” che effettuino investimenti “destinati a strutture produttive ubicate nel territorio dello Stato” (L. 178/2020, dal Supplemento Ordinario n. 46/L alla Gazzetta Ufficiale).
In quali casi non si ha diritto ai fondi
La legge di bilancio 2021 precisa che “il credito d’imposta non spetta alle imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale o sottoposte ad altra procedura concorsuale”. Sono escluse le imprese destinatarie di sanzioni interdittive, e la fruizione del credito è “comunque subordinata alla condizione del rispetto delle normative di sicurezza nei luoghi di lavoro, applicabili in ciascun settore, e al corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori”.
Quali sono gli investimenti finanziabili?
La prima grande distinzione prevista dal Piano è tra gli investimenti in beni materiali e immateriali non 4.0 e 4.0. Per gli investimenti in beni immateriali non 4.0 il credito di imposta previsto è pari al 10% nel 2021 e al 6% nel 2022. Per gli investimenti in beni immateriali 4.0 è previsto un credito di imposta del 20% ed un aumento del massimale da 700.000 a un milione di euro.
I beni immateriali 4.0 finanziabili
I beni immateriali ammessi alla nuova misura fanno riferimento all’allegato B della legge di bilancio 2017 (L. 232/2016) che finanziò il piano Industria 4.0. Rientrano tra gli altri, software, sistemi, piattaforme e applicazioni per la gestione e il coordinamento della produzione (sistemi SCADA, sistemi MES, sistemi CMMS); la prototipazione simultanea e/o l’archiviazione digitale e integrata nel sistema informativo aziendale delle informazioni relative al ciclo di vita del prodotto (sistemi PLM, digital twin, Big Data Analytics); la progettazione e la riprogettazione dei flussi produttivi; per il monitoraggio e controllo di produzione; per la gestione della qualità e i relativi processi; per la cybersecurity. Una specifica voce dell’allegato è dedicata a software, sistemi, piattaforme e applicazioni in grado di comunicare dati e informazioni sia tra loro che con l’ambiente e gli attori circostanti grazie a una rete di sensori interconnessi. (Industrial Internet of Things).
Di particolare interesse per lo sviluppo di Applicazioni è il credito di imposta sull’innovazione tecnologica (10% su un massimale di 2 milioni di euro), per attività che introducano in azienda prodotti o processi nuovi per caratteristiche tecniche, facilità di impiego, semplificazione e flessibilità dei processi, metodi di produzione, distribuzione e logistica. A titolo esemplificativo, il decreto ha specificato alcuni degli obiettivi di innovazione che le soluzioni ammissibili devono contribuire a raggiungere, tra cui: il digital service backbone; la pianificazione e la simulazione dei processi produttivi; la produzione e raccolta automatica dei dati di processo; il monitoraggio attraverso report di funzionamento; la digitalizzazione dei processi; la sicurezza
L’importanza della formazione 4.0
Altro importante aspetto è il credito di imposta per la formazione. Grazie ai nuovi strumenti digitali a disposizione delle imprese sarà assolutamente necessario governare la digital transformation preparando il mondo del lavoro, e soprattutto il management, a una diversa gestione dei processi produttivi. Il Piano Industria 4.0 agevola le industrie grazie a un credito di imposta per le spese incrementali sulla formazione sostenute nel 2021 e 2022.